Da sempre, dal profondo dell'anima, scaturisce il desiderio di libertà: voglia di scrollarsi di dosso legami prigionieri, ferite nascoste, supplizi, sofferenze e violenze di ogni genere. Una ricerca quella della libertà che appare infinita sin da quando è comparsa l'umana natura sul nostro incantevole pianeta. Soprattutto per le donne e anche per coloro che possiedono scintille di sensibilità. Accade però, sovente quasi per un effetto istantaneo e sconosciuto di finire prostrate, timorose dell'oblio, ma allo stesso tempo di avvertire una forza inaspettata che ci permette coraggiosamente di rialzarci sempre e di continuare la nostra strada. Non basta però essere libere, in primis deve balenare l'idea di “essere donne” nel rispetto delle diversità. Libere di gestire il contrario dei prototipi e degli schemi millenari, libere di andare sempre controcorrente e non dove ci porta l'infame corrente. “A tutte le donne / Fragile, opulenta donna, matrice del paradiso / sei un granello di colpa / anche agli occhi di Dio / malgrado le tue sante guerre / per l’emancipazione. / Spaccarono la tua bellezza / e rimane uno scheletro d’amore / che però grida ancora vendetta / e soltanto tu riesci / ancora a piangere, / poi ti volgi e vedi ancora i tuoi figli, / poi ti volti e non sai ancora dire / e taci meravigliata / e allora diventi grande come la terra / e innalzi il tuo canto d’amore”. Versi della Merini che tanto ha saputo esprimere l'amore, l'essere donna, con la convinzione di essere libera e di tenere vivo il desiderio di libertà. Ovvero un diritto, e come tale garantito da una precisa volontà e coscienza di ordine morale, sociale, politico: conquistare, mantenere, rivendicare, partecipare. L'emancipazione non deve innalzarsi al maschile, ma esternare la propria individualità in una rieducazione sentimentale che concilia la modalità di vivere con la consapevolezza di vedere le cose oltre se stessi e gli altri. Capire che si può trovare una femminilità che va apprezzata senza suscitare linguaggi scurrili. Anche questo particolare momento storico che stiamo vivendo ci pone di fronte a una concretezza, a un modo diverso di approcciare alla politica come la scelta di una donna premier, con una sensibilità femminile al di là delle fazioni politiche. “La democrazia ha bisogno di rispetto reciproco, di consapevolezza dei valori che rappresenta e che consentono pluralità di opinioni”. Perdersi nei gesti malintenzionati e nei faziosi pensieri non ha senso. Il libero pensiero impone rispetto, educazione e non pregiudizi. Le parole si perdono e spesso si usano per far male con l'uso di un linguaggio violento, esse hanno perso lo spessore della gentilezza, delle buone maniere, della riflessione interiore e del buon gusto. Il valore ha smarrito la via dell'accoglienza e del corretto equilibrio, è diventato difficile persino gestire le proprie emozioni, di non saper esternare la gioia o il dolore. Colpa dei social? Del “non detto”? Del solitario silenzio o del troppo baccano che oscura l'anima? La risposta è semplicemente nella ricerca di impegnarsi ad ascoltare il proprio cuore, un ritmo che abbiamo perso nel frastuono delle urla mediatiche. Basterebbe solo un semplice gesto, quello di alzare lo sguardo verso il cielo per comprendere che di fronte all'immensità dell'Universo siamo piccoli, ma allo stesso tempo coscienti della grandezza della vita che con umiltà e grazia riconosciamo e condividiamo l'umano pensiero che ci rende unici e uniche; forse basta poco, per vivere meglio l’anno che verrà...
GENTILEZZA CORTESIA E BUONE MANIERE
Conoscere le buone maniere, permette di essere a proprio agio in tutte le situazioni.
di Roberta Lamperti
Se in passato cortesia, gentilezza e buone maniere erano il simbolo dell’autorità sociale e politica, tanto da essere ritenute addirittura più importanti delle leggi, oggi vengono spesso invece percepite come superati formalismi che intralciano la libera espressione dell’individuo. C’è un progressivo imbarbarimento della nostra società. Da qualche tempo però sembra esserci un cambiamento di tendenza: la gentilezza è diventata oggetto di un fenomeno di riscoperta. Sempre più persone rifiutano il barbaro modello culturale dominante e si sono attivate per riportare luce sul tema. Ma per poter comprendere meglio questo tema, è utile ripercorrere alcune tappe fondamentali del passato, partendo proprio dalla definizione dei termini cortesia e gentilezza per poi arrivare a alla sottile ma sostanziale differenza tra cortesia, gentilezza e buone maniere oggi. Gentilezza, cortesia e buone maniere. Spesso la gentilezza viene identificata come cortesia. In realtà però esistono delle sfumature che ne differenziano i relativi comportamenti. La gentilezza è il cuore delle buone maniere, la cortesia è l’estetica del comportamento. La gentilezza si nutre della gratuità, del non aspettarsi nulla dall’altro.
Venerdì 24 novembre La Terra delle Donne è stato proiettato nell’aula dei gruppi della Camera dei deputati. L’Onorevole Semenzato ha scelto questo film per parlare con i ragazzi e con le istituzioni del sempre attuale tema della violenza sulle donne, proprio in occasione della relativa giornata internazionale del 25 novembre”.
Un film da vedere, che offre una chiave di lettura nuova. Un tema “tristemente sempre attuale”, come scrive Silvia Armeni, oltre che CEO della Armeni G.E.S. Productions sociologa da anni impegnata a parlarne attraverso le arti. La violenza - fisica e psicologica - si insinua nei rapporti di coppia e nelle famiglie come una droga. Difficile capirne tutte le ragioni. Anche per questo non è facile guarirne e uscire dai rapporti di dipendenza con il proprio partner-carnefice. Talvolta queste ragioni affondano le radici nell’albero genealogico e son da ricondurre al proprio karma ancora non risolto ma trasformabile.
Ne è convinta Cecilia Anuska Sharma, che da molti anni applica con successo le tecniche di guarigione vibratoria di Paramhamsa Yogananda, il Maestro che ha portato in Occidente l’antica Scienza del Kriya Yoga, autore di Autobiografia di uno Yogi. I suoi ritiri per donne, in Italia e all’estero (Svizzera, Stati Uniti, India), sono frutto di una lunga ricerca e pratica spirituale, studio continuo nel campo della crescita personale e guarigione energetica psicosomatica e formazione con terapeuti come Brian Weiss ed Eric Pearl. Sono aperti a persone di tutte le età, confessioni, credenze, anche senza background spirituale. In Italia si svolgono spesso in monasteri o luoghi raccolti, a costi contenuti (info: www.kriyahealing.com). Attraverso la combinazione di specifici movimenti del corpo - dove l’abuso e’ impresso come memoria cellulare e somatica - del respiro, della voce, dei mantra, del suono, si arriva a toccare le corde più profonde delle vittime di abusi fino a trasmutare il suono sordo della ferita e farle vibrare ad un’altra frequenza. Spesso si giunge a liberare completamente la persona dall’ombra dolorosa e farla risplendere. Quelle impronte sono infatti campi energetici, su cui si deve e si può lavorare tramite il risveglio della forza vitale che attiva processi di auto guarigione decisivi.
L'articolo completo è pubblicato su Echidonna | n.96
PETALI D'INCHIOSTRO
A TAVOLA CON I BARONI FARDELLA DELLA RIPA
di Cinzia Maria orsini Fardella Della Ripa è un’azienda giovane e dinamica, ma di antiche origini e storia: i Baroni del Fondaco della Ripa del Mare di Trapani e Signori di Sanagia. I vitigni sono ubicati nella zona di Salemi - Trapani, nel cuore del DOC Marsala, caratterizzata da terreni dai leggeri declivi, in un clima caldo umido con scarse precipitazioni, con presenza di correnti calde sahariane, che crea un particolare microclima ideale sia per il nero d’Avola, tipicamente autoctono, sia per la coltivazione del Cabernet Sauvignon che in terra di Sicilia assume un gusto decisamente più avvolgente. La famiglia Fardella della Ripa ha fatto incontrare questi due vitigni dando così vita un vino dal colore rosso rubino, con sentori intensi di spezie tipiche mediterranee, che si evolvono a profumi di caffè, cioccolata e chiodo di garofano che chissà perché mi ricordano il periodo natalizio così ricco di questi aromi. Il gusto di questo prodotto è pieno, delicato, morbido ma non timido nella gradazione. Ne risultano bottiglie, elaborate anche nell’estetica, in serie decisamente limitata, solo 1200 bottiglie l’anno e tutte numerate! I produttori di vino sanno di cosa sto parlando. Un’inezia rispetto alle produzioni standard. Ma vi sembra poco riuscire ad avere a tavola DON RAFFAELE? Sito web: www.fardelladellaripa.com
MILLY MIOLA l'amore per l'arte è una fiamma
Intervista di Cinziua Maria Orsini
LE’ una bella serata estiva e sono stata invitata a una cena di compleanno molto affollata. La dimora, a Bergamo alta, ha una terrazza con una vista fantastica e il catering ha allestito ogni cosa in modo perfetto, c’è davvero tanta gente e un’incantevole signora vestita con caldi colori pastello chiacchera amabilmente di pittura e calamita la mia attenzione. Mi avvicino al suo tavolo e vedo dei cataloghi che per cromia e tecnica mi ricordano un periodo artistico che amo molto, l’impressionismo e post-impressionismo, e inizio a sfogliarli. Fiori di un intenso violetto come l’iris, o di un giallo denso e delicato come la mimosa, e poi il rosa acceso delle dalie, il rosso dei papaveri, un tripudio di colori vivaci e pennellate dense; e poi marine, mercati in piazza, paesaggi campestri che evocano la Provenza o la Bretagna e che invece scopro appartenere alla Liguria e ancora scorci di cittadine, di vita quotidiana. Belli questi quadri ma di chi sono? Leggo Milly Miola e senza accorgermene dico il nome ad alta voce. “Eccomi” dice squillante la Signora dagli abiti pastello e dallo sguardo vivace, seppure non sia più giovanissima, ha un viso così sereno e disteso e un fare spigliato e pieno di vitalità che non riesco a darle un’età, mi incuriosisce non poco e iniziamo a chiacchierare fitto fitto. Classe 1930. Non ci posso credere! Questa donna meravigliosa e senza tempo come solo gli artisti sanno essere ha tantissimo da raccontarmi ed io non voglio perdermi un solo dettaglio. Sono costretta a fissarle un’intervista.
Mi accoglie nella sua casa Sanremese in abito a fantasia di code di pavone bianco e nere con punte rosse, una bella giacca giallo sole, un nastro di raso rosso tra i capelli della stessa tonalità del rossetto e degli occhi delle piume e scarpe col tacco. Meravigliosamente femminile. Solare come il suo appartamento con vista mare e colmo di bellissimi suoi quadri alle pareti. Mi conduce nel suo studio di pittrice, tra tele, cavalletti, pennelli, spatole e odori di tempere a olio, sorseggiando un’ottima tisana appena preparata.
Cara Milly – mi permette vero di chiamarLa per nome? – mi dica qualcosa di lei, a ruota libera.
Sono nata a Este, in provincia di Padova, da padre veneto e madre lusitana. Ero settimina e la mia mamma per tenermi sempre al caldo mi metteva le bottiglie di acqua calda nella culla, sa non esistevano a miei tempi le incubatrici (e ride) ma io avevo già una gran voglia di vivere ed eccomi qua! D’altronde il mio motto è “Ogni giorno è un giorno particolare” e così ho vissuto la mia vita, sempre come un dono ed in modo particolare. Poi le racconterò il perché, ma andiamo per gradi. Mio padre era un allevatore di cavalli e io ho iniziato a seguirlo sin da bambina, a lui piaceva portarmi con sé e a me piaceva girare e vedere posti nuovi e osservare la natura. La natura mi rilassa ed è stata spesso e volentieri fonte ispiratrice delle mie opere. Avevo un’innata passione per le arti, ho studiato dapprima tre anni musica, poi verso i quattordicianni ho scoperto i quadri e i grandi pittori, ero così affascinata che ho deciso di frequentare il Liceo Artistico e così mi sono diplomata e dopo la maturità mio padre mi ha regalato una bella vacanza a Sanremo. Di quella cittadina di mare io mi sono innamorata, come anche di mio marito che ho conosciuto in spiaggia e dopo sette mesi ci siamo sposati. Ero giovanissima, avevo 19 anni, e mio marito 27. Con lui, anch’egli pittore, ho condiviso l’amore per l’arte, il mare e la natura. Andavamo per antiquari a scovare pezzi unici con cui arredavamo il nostro nido. Io e mio marito eravamo molto uniti, ci accumunava questa grande predilezione per l’arte, una fiamma che alimentava la nostra sete di vedere, conoscere e una grande curiosità verso il mondo. Mio marito nonostante avesse fatto due anni di prigionia ad Auschwitz non aveva perso la voglia di vivere. Tutt’altro! Amavamo entrambi tantissimo Sanremo e da lì non ci siamo più mossi, se così si può dire, visto che io ho girato il mondo per lavoro. Con mio marito abbiamo costruito una grande villa poi diventata albergo, che aveva una meravigliosa terrazza con un panorama mozzafiato dove io ero solita dipingere, lo sguardo da lì poteva vagare dal mare alle dolci colline dell’entroterra. Dipingevo anche tra un piatto e l’altro (io lavoravo in cucina per i villeggianti del nostro albergo) che ogni tanto (e ride ancora con il suo risolino da adolescente) bruciavo anche qualche pietanza! Sapesse quante volte mi è successo! Dipingevo, dipingevo tantissimo, e i miei quadri hanno iniziato a farsi conoscere ed io con loro. Nel 1970 divento assistente del Professor Giacomo Migone, Presidente dei Critici d’Arte d’Italia, con cui collaboro per 15 anni, anche se nel frattempo e a soli 45 anni resto vedova con due figli, eppure sono riuscita sempre a lavorare, crescere i miei figli e farli studiare, e io a dipingere. Non ho mai smesso un giorno di dipingere. Dipingere è stata la mia forza per affrontare anche i dispiaceri della vita, tutto il mio essere lo richiedeva, ed è tuttora un’esigenza della mia anima. Il bello mi dà serenità e il mondo è così bello che mi è impossibile non ritrarlo, anzi ho sempre sentito quasi il dovere di farlo vedere a tutti quanto è bello il mondo, i colori del cielo e del mare, della terra e del verde degli alberi, i fiori e le farfalle, e quanta poesia si possa trovare anche nella vita quotidiana.
Quando lei parla quasi mi confonde. Lei è una pittrice, senza dubbio, eppure si esprime in modo così lirico…
Cara – mi chiama cara e mi si fa vicina come fossimo amiche da tanto e mi dovesse confidare un segreto – sì io mi sento pittrice in tutte le fibre del mio corpo però scrivo anche poesie che spesso abbino ai miei quadri, che sono come pensieri che fermo sulla carta per non farli volare via. I colori non li uso solo sulle tele, li esprimo anche con le parole. La pittura è un’arte assolutamente visiva, la poesia è la voce dell’anima; insieme sono un tutt’uno di vibranti emozioni. E io mi emoziono spesso: per un tramonto, per il mare coi cavalloni, per un gabbiano, per il raggio di sole e per il profumo dei fiori, per una donna che soffre, per una festa in piazza.