NON PERDIAMO IL FILO DEI VALORI e la dimensione esistenziale dell'essere umano
Il filo. Semplicemente una parola, un sostantivo: corpo allungato e sottile, a sezione cilindrica e costante, composto e utilizzato in modi diversi. Eppure dalla semplicità di un qualcosa di sottile, come appunto è il filo, si rileva la straordinaria importanza e forza: ad esempio quando pensiamo al filo rosso del destino, alla vita appesa a un filo di speranza, o quando perdiamo il filo del discorso, oppure stare sul filo del rasoio, rimanere attaccati a un filo, o divisi da quella sottile linea che non ci permette di comunicare quando siamo accesi dal buio dell'odio e dell'incomprensione. Pensiamo a un filo steso su un prato, a un filo d'erba sul balcone trascinato dal vento o anche il filo che muove le marionette oppure quello tessuto da un ragno. Il filo di Arianna, gomitolo che si arrotola o dispiega nella sua lunghezza abbracciando il mondo per segnare la strada percorsa e uscire dal labirinto. Sul filo si posa una rondine che canta l'allegra natura, sul filo scorrono le parole al telefono, anche se oggi nell'era digitale per parlare e comunicare non ci servono più i fili. C'è pure un filo immaginario, qualcosa di impercettibile, che noi avvertiamo comunque, in cui scorre la vita, cercando di stare in equilibrio motivati dalle speranze. Ma laddove il filo è labile, è spinato, tutto diventa più fragile e doloroso: la vita, l'amore, la nostra condizione umana, le relazioni, i valori, si frammentano e quel filo instabile, si trasforma in una morsa che stringe, soffoca e uccide. Ed è proprio il filo dei valori che non bisogna perdere di vista, quello che ci lega all'etica, al cuore, alla bellezza, all'arte, alla cura, all'amicizia, all'integrità, all'autenticità, alla passione, quest'ultima però non deve mai degenerare nell'amore disperato, ossessivo e distorto che causa orrendi crimini di morte annunciata come purtroppo accade di frequente. Nell'agire e nel pensare quotidiano siamo continuamente connessi a tante sfide tra cui il concetto di sostenibilità per progettare e attuare ogni politica di sviluppo. Nell'ottica di un'ecologia integrale si mira a una finanza etica che si discosta dall'ottica del massimo profitto, ma che consente di perseguire un adeguato guadagno anche attraverso l'assunzione di impegni di rilevanza sanitaria e sociale. Bisogna però stare attentia tutto ciò che ci viene propinato come ecologico e sostenibile, come ad esempio la pericolosità delle auto elettriche e in che modo in futuro verranno smaltite. Forse l'essere umano dopo millenni ha imparato poco o niente, ma di una cosa siamo certi che il troppo storpia e quando tutto è troppo esagerato bisogna almeno accendere la “lampadina” del dubbio per vedere e ponderare le cose da una prospettiva diversa senza farci stravolgere dal “mondo della rete e dell’intelligenza artificiale con il rischio di riflettere, perpetuare e persino amplificare gli stereotipi e le diseguaglianze sociali esistenti”. La ricerca del bello, la cultura, l'arte, la bellezza, la cura, i valori sono volano non solo dell'economia ma soprattutto della dimensione esistenziale dell'essere umano, e quando vengono a mancare inizia il degrado. Rosalba Le Favi
Editoriale di Rosalba Le Favi Echiliberi n. 94
CONFUSIONE|Felicità illusoria: un cambiamento al quale non siamo preparati
Confusi e felici. Queste due parole ricordano una canzone di Carmen Consoli “Confusa e felice” che fu presentata al Festival di Sanremo nel 1997 ed eliminata dopo la prima serata. Ciò che non è compreso all'istante viene subito estromesso, bandito in qualche angolo dove poi stranamente si ritrova, come se si fosse assopito nel tempo e di colpo riemerge. È trascorso più di un quarto di secolo da quell'esordio canoro e come sempre gli artisti delineano spesso uno stile trasversale proiettato nel futuro. Gli artisti non sono veggenti, sanno solo guardare oltre. Quasi trent'anni fa potevano sembrare strane le parole della canzone, se non quasi insensate, oggi invece ci rivelano la realtà che viviamo: “...e sono vittima di questa gioia immensa sai benissimo che nulla può scalfirci, adesso è così fragile il mondo che ci aspetta, che ci spaventa...”. Siamo vittime o protagonisti di tutto questo sistema sociale (quasi al collasso) che vuole proteggerci, sostenerci, connetterci più velocemente, farci star bene a tutti i costi e subito, e proiettarci verso nuovi orizzonti? In questa fase di cambiamento, dove in ogni settore si accelerano e si accavalcano modifiche, nuovi decreti, nuove prestazioni, corsi di formazione, ci vengono richieste sempre più mansioni che nel nome della “sostenibilità” si tramutano poi, purtroppo, nell'insostenibilità di ottemperare a tutti gli impegni propinati. Questo cambiamento dove ci sta portando? C'è sempre più la voglia di parlare di sé, di apparire belli, perfetti e in forma brillante, per poi perdersi nei silenzi della notte o davanti a uno specchio senza riconoscersi. Le giornate sono diventate digitali, colme di Social, WhatsApp, Mail, Amazon, Prime, Infinity TV, Sky, 5G ecc. siamo continuamente presenti, ma allo stesso tempo distaccati dalla realtà. Anche quando si cerca di evadere, stando a contatto con la natura, si va a camminare o a correre, cellulare, tablet o pc sono a portata di mano quasi fossero una forma di security come per difenderci da questo “così fragile mondo che ci aspetta, che ci spaventa”. E' vero, tali strumenti sono utili, ma come li stiamo gestendo? Ogni cosa deve avvenire in tempo reale, ma qual è il tempo reale che stiamo vivendo? Aumenta l'esigenza di comunicare tutto e subito. È diventato addirittura anche impensabile sentirsi male: dobbiamo stare per forza bene, neanche due linee di febbre o un mal di testa non ci costringono al meritato riposo dal momento che ci riattiviamo immediatamente con farmaci miracolosi che a lungo andare diventano una forma subdola di dipendenza. Comunicare ci spinge alla quotidiana frenesia essendo obbligati a velocizzare tutto, pure a manifestare i sentimenti più profondi, come ridurre il “ti voglio bene” al tvb o sorvolare le parole con le emoticon. E via via tutto scivola e finisce nel dimenticatoiofino ad oscurare parole, frasi, labbra che urlano discorsi non detti, mani che hanno solo la forza di reggere un bicchiere per brindare alla salute che tanto ci sta a cuore sia quella fisica che mentale. Per non parlare dei fatti incresciosi di cronaca continuamente ripetuti dai Tg che mettono ansia, stress, attacchi di panico e indeboliscono la mente. Auspicare al cambiamento si può, in primis sanità, salute, benessere, tra futuro e medicina dove l'obiettivo è quello della medicina preventiva; all'amorevole cura del corpo attraverso l'attività sportiva: la Camera ha approvato all'unanimità la modifica all'art. 33 della Costituzione introducendo il nuovo comma «La Repubblica riconosce il valore educativo, sociale e di promozione del benessere psicofisico dell'attività sportiva in tutte le sue forme». Anche nel mondo del lavoro nuove figure di tecnici specializzati si stanno formando sostituendo la “vecchia” manovalanza” e si prospetta il timore della sostituzione di lavoratori umani con macchine guidate dall’intelligenza artificiale (IA) che si spera non potranno mai sostituire l’intelligenza umana. E ritornando alla canzone della Consoli: confusi possiamo anche esserlo visto i continui cambiamenti, ma per essere felici bisogna crearsi non una felicità illusoria, bensì una barriera per proteggerci, per trovare il tempo e la spiritualità. Una ricerca interiore con la voglia di cercare la direzione più consona al nostro cammino per costruire insieme le passioni e condividerle nel rispetto reciproco. È uno sforzo che richiede il coraggio di guardarci dentro senza però avere paura di soffrire perché la sofferenza è parte di noi e va affrontata. Non sarà la sofferenza ad ucciderci, ma la paura. Paura di combattere gli spettri che attanagliano il futuro che immaginiamo e non conosciamo. Semplicemente non dobbiamo farci spaventare e stravolgere ma coinvolgere dall'idea del benessere umano che è legata anche alla dimensione culturale, alla conoscenza e alla qualità dei rapporti interpersonali dal momento che il coinvolgimento umano sarà sempre necessario e nessuna invenzione artificiale potrà mai sostituirlo. In fondo bastano solo tre parole: mani, mente, cuore.
Terra Mater
Editoriale | di Rosalba Le Favi. Echiliberi n. 76
...“Pare che il Pianeta/ sia più forte e superiore/ alle nostre circostanze e/ ai nostri malesseri./ Chissà quanto ancora/ sarà più forte il nostro Pianeta,/ se resisterà alle intemperie/ umane per fluire in sciami/ di stelle, coperto da degradi/ riciclati e squallidi ritrosi./ Barattoli di foglie/ infestate dal catrame/ e microfoni altisonanti/ ricorderanno il turno/ della sorte. Forse un/ piccolo fiore resisterà/ ad ascoltare il tempo/ culminerà nei fiordi/ scoscesi ambrati d'ombra/ volgerà i petali alla musica/ all'eterno istante dell'universo/ che continuerà a sfoggiare/ gemme di sole./ Tornerà alla vita/ anche il più misero/ decadimento dimenticato/ nascosto sotto un mare/ di pensieri./ Ci sarà sempre/ qualcosa o qualcuno/ che tornerà alla vita,/ sotto le macerie/ risorgerà anche il più/ minuscolo insetto,/ forse quello più/ fastidioso, ma/ grazie a lui/ le spinose rose/ ritorneranno a/ germogliare e/ a sorridere.” Pochi versi per delineare quanto sia fragile la nostra esistenza e allo stesso tempo forte il nostro Pianeta Terra, ma per quanto ancora sarà forte? La Terra è nostra e noi non ce ne accorgiamo, desideriamo sempre qualcosa di più, qualcosa che ci porti oltre lo spazio, oltre il tempo che viviamo. Eppure siamo qui amalgamati in questo spazio terrestre a cui si è dato anche un colore: il celeste dell'etere che ci avvolge. “La Terra è il corpo celeste sul quale vivono gli uomini, attualmente l'unico del quale siamo certi sul quale esista la vita”, io direi sul quale vivono gli esseri viventi e non solo. Questa è tra le prime definizioni che ci appaiono quando ricerchiamo il significato di Terra. Il suo nome «trae origine “Tellus” dalla mitologia romana che nell'antica Roma era la personificazione della Terra nutrice, onorata talvolta sotto il nome di “Terra Mater” Madre Terra e identificata con la dea ellenica Gaia». Naturalmente sin dall'antichità il pianeta terra ha suscitato interesse di studio tra scienziati, filosofi, letterati, poeti, artisti e curiosità nell'intera umanità. Ciò che colpisce nella ricerca dello studio della Terra sono i termini, che pur avendo un significato scientifico colgono il senso profondo della nostra essenza. Come il “Mantello terrestre” mi fa pensare ad una sorta di enorme mantello che ci protegge dalle intemperie, mentre poi, siamo noi i primi a causarle, oppure il “Calore terrestre” fonte di inesauribile energia che spesso sprechiamo perché siamo abituati a vivere nell'abbondanza, all'Essere che c'è per scontato come il Sole che sorge ogni mattino. Oppure quando si cita Niccolò Copernico: “Un altro passo fondamentale verso la comprensione del mondo in cui viviamo fu compiuto da Niklas Kopperniki nel XVI secolo che nel tentativo di migliorare i metodi di previsione del moto della Luna e degli altri astri, giunse alla notevole intuizione che la Terra è un pianeta pari degli altri cinque noti sin dall'antichità: Mercurio, Venere, Marte, Giove, Saturno”. E' la parola “pari” a voler porre l'attenzione sull'uguaglianza, tra gli esseri umani, tra i popoli come pari dignità sociale “ideale etico-giuridico o etico-politico, secondo cui i membri di una comunità devono essere considerati allo stesso modo con diritti o valori”. Le nuove generazioni, pian piano da decenni stanno acquisendo tali valori e anche come conservare l'Ambiente che ci circonda, con responsabilità e cura. Difficile coniugare la sofisticata tecnologia con i concetti di biologico, catena alimentare e convivere con gli “ogm”, Organismi Geneticamente Modificati di animali e piante inesistenti in natura e ricreati in laboratorio. Un Pianeta che va avanti con gli “opposti” che l'essere umano ha praticamente stravolto e modificato, può migliorare certo, ma spetta ad ognuno di noi seguire la strada della sensibilità ecologica per accrescere una coscienza ambientale al fine di evitare danni in futuro. Favorire insomma un equilibrio che ha l'obiettivo non solo di tutelare e migliorare l'ambiente, ma di proteggere la nostra stessa sopravvivenza, di tutti gli esseri viventi e non.